Vini da (ri)scoprire #7: BOVALE CAMPIDANO DI TERRALBA
11 gennaio 2016

La Sardegna è sicuramente una delle regioni che negli ultimi anni ha conosciuto tra le maggiori evoluzioni positive sotto il punto di vista delle qualità delle sue produzioni enologiche.
In primo luogo, perché dalla sua posizione geografica ed dal suo profilo morfologico, caratterizzate anche da molta variabilità, emergono potenzialità enormi sia per la produzione di vini bianchi (maggiormente al Nord) che di vini rossi (specialmente al centro-sud).
Aggiungiamoci inoltre che tanto il suo posizionamento al centro del Mediterraneo quanto le vicende storiche ed antropologiche del suo passato, rendono particolarmente vasta la biodiversità delle produzioni agricole. Non fa di certo eccezione l'enorme quantità di vitigni autoctoni, presenti su tutto il territorio, sviluppati in loco o interscambiati con le popolazioni passate da questa isola, con mercantili di ogni epoca e provenienza.
Tra le varietà locali, oggetto in questi anni di intensa attività di valorizzazione, spicca tra quelle a bacca rossa il Bovale, presente principalmente nel sud-ovest della regione, ed in particolare nelle province di Oristano e Carbonia-Iglesias. Questa varietà spicca dal punto di vista organolettico per una piacevole speziatura, unita a note tipicamente mediterranee, ed in bocca ad una grande concentrazione; tanta materia unita ad un tannino che si presenta spesso morbido, anche per l'affinamento a cui sono quasi sempre sottoposti questi vini.
Il bovale, detto anche bovaleddu, è da sempre utilizzata come uva da taglio per rendere maggiormente strutturate varietà come Cannonau o Monica, ma anche vinificato in purezza, come ad esempio nella denominazione Campidano Bovale di Terralba, di cui nella nostra selezione vi proponiamo nella versione della Cantina Il Nuraghe di Mogoro:
Alla prossima (ri)scoperta!
Guido Beltrami