Paese che vai vitigno che trovi
19 gennaio 2015

Quali sono le caratteristiche che hanno reso i vini italiani sempre più apprezzati dai consumatori di tutto il mondo? Sembrerà una parola oramai banale ma il maggior punto di forza delle nostre produzioni è la biodiversità.
Brevemente: guardando anche la storia del nostro paese, si tratta di quella enorme differenziazione eno-gastronomica (ma anche linguistica, culturale, di tradizioni) che possiamo riscontrare spostandoci di località in località per la nostra penisola.
In termini enologici, ciò ha significato nel corso dei secoli, che venissero selezionati e conservati in Italia un enorme numero di differenti varietà di uva da vino (Vitis Vinifera), con caratteristiche spesso molto diverse fra loro, ed un alto livello di adattamento alle zone in cui vengono coltivate. Basta guardare i numeri: più di 300 i vitigni ufficialmente riconosciuti in Italia, mentre i paesi enologicamente più importanti, ma più “centralizzati” nelle scelte varietali come Francia, Spagna e Germania, a malapena superano i 50.
Nel corso della prima metà del XX secolo, anche da noi la necessità di favorire l'utilizzo di “vitigni produttivi” (tanta quantità senza grande attenzione alla qualità) ha rischiato di farci perdere questo enorme bagaglio. Fortunatamente, soprattutto negli ultimi 20 anni, la valorizzazione dei vitigni chiamati “autoctoni”, è fortemente tornata a determinare le scelte dei viticoltori del belpaese. Così abbiamo assistito alla consacrazione di vitigni fino a qualche tempo prima finiti del dimenticatoio: il Timorasso, bianco piemontese, il Carignano in Toscana e Sardegna, il Sagrantino in Umbria, il Cesanese nel Lazio, la Tintilia in Molise, il Coda di Volpe in Campania il Nerello Mascalese in Sicilia, e così potremmo continuare a lungo...
Oggi ancora ce ne sono alcuni le cui produzioni sono limitate a qualche migliaio di bottiglie, ma che possiamo scommettere che saranno protagonisti nel breve futuro: un esempio ne è il veneto Vespaiolo, che potete trovare anche nella nostra proposta nell'elegantissima versione firmata Villa Angarano, o avete mai sentito parlare della Nascetta piemontese? O della Barsaglina toscana? Paese che vai vitigno che trovi in effetti... ed è forse il motivi per cui siamo tra i più scarsi importatori di vino nel mondo... di certo non abbiamo di che annoiarci!
Guido Beltrami
Enologo