Milanovino al Vinitaly: buona la 50esima
18 aprile 2016

Anche questo Vinitaly è andato: giunto alla 50^ edizione la rassegna enologica più conosciuta al mondo ha visto numerosissimi record raggiunti, secondo le informazioni dei media, non ultimo come oramai di consueto quelle delle polemiche, su traffico, servizi, organizzazione.
Per me ad esempio, che ci vado da quando avevo 16 anni, Vinitaly è un po' come andare al mare sempre nello stesso posto: sei ben conscio di quello che ti aspetta, nel bene e nel male, incluso il fatto che se parcheggi nel posto sbagliato ti giochi la serata...
Le polemiche credo più che altro che servano a fare audience a chi le provoca o le riceve.
Credo personalmente invece che Vinitaly rispecchi in maniera impeccabile il mondo del vino italiano e le sue evoluzioni, e principalmente ricalchi quell'aspetto estremamente umano delle nostre produzioni enologiche, schiamazzi inclusi...
Dico che è uno specchio della realtà perché visivamente negli anni aumentato è enormemente la differenza sia di dimensioni che immagine tra gli stand di grosse cantine (e grosse linee di budget per il marketing) e quelli dei piccoli produttori, sempre di più riuniti all'interno di piccole associazioni e federazioni in stand “comunitari” per poter sostenere i costi di partecipazione. Girando tra i padiglioni bisogna sapersi muovere o consigliare per riuscire ad assaggiare le produzioni migliori e non imbattersi invece in (rispettabilissimi) prodotti che si possono trovare anche al centro commerciale vicino casa.
Trovo invece esagerato il tentativo di garantire la presenza dei soli operatori alzando il prezzo dei biglietti, rendendo così difficile la partecipazione anche di molti appassionati (ed operatori) che sono il segno più evidente di un'enologia che sta evolvendo in maniera probabilmente unica nel nostro paese.
Comunque anche quest'anno contenti di esserci andati, alla ricerca appunto, o semplicemente per salutare, piccoli produttori che da dietro il loro banchetto sono in grado di raccontarci grandi vini partendo dai loro vitigni e dal loro territorio, ed aggiungendo quell'imprescindibile aspetto umano che definiscono in maniera perfetta il “terroir” (troveremo mai un sinonimo italiano?), concettualmente il filo conduttore dei vini che da sempre ricerchiamo e selezioniamo su Milanovino.it
Guido Beltrami